STUDIO 21 MEETS KING CHARLES
Q: Chi sei?
A: Vengo dalla zona sud di Chicago, sono un ballerino e sono anche un musicista, grazie alla danza. Sono figlio di due musicisti, in effetti la mia famiglia è interamente composta da musicisti. Rappresento uno stile chiamato Chicago Footwork, ma soprattutto ballo per esprimere ciò che provo.
Q: Cos’è il Chicago Footwork?
A: Lo stile del Chicago Footwork non è una cosa creata così su due piedi, ci sono voluti molti anni per raggiungere i livelli di vocabolario, conoscenza e comprensione che sta avendo adesso. Io appartengo alla terza generazione, ci sono state ben due generazioni prima della mia: ciò significa che questo stile è nato negli anni Ottanta, insieme alla musica house. Infatti, molto di ciò che caratterizza il Chicago Footwork è nato subito dopo la musica house e, proprio come la musica house, il Chicago Footwork è un po’ il nostro bambino, la nostra creatura.All’inizio non si chiamava così ed era fatto soltanto di freestyle e libertà.
Photo by: Zerototree
La gente proveniente dalle comunità nere si esprimeva con il footwork, il popping ed il locking traendo ispirazione da Soul Train e dai b-boy, e così era anche per i latini, gli omosessuali e molti altri, tutti riuniti nello stesso posto. Così il Chicago Footwork è diventato più di una moda, più di qualcosa che una persona poteva semplicemente passare a qualcun altro. Alcuni dei passi base derivano dalla zona est di Chicago, e una volta che questi passi sono arrivati nel sud il Chicago Footwork è esploso. Da lì, i DJ hanno cominciato a giocare con la musica, e questa è stata una delle ragioni principali della nostra evoluzione: hanno alzato la musica e ne hanno cambiato la velocità ed il “sapore”. Così si è passati dall’house alla ghetto house, anche detta booty house, e poi al juke, aumentando sempre più la velocità ed il tempo: dai 120 bpm di allora siamo arrivati perfino a 150-160 bpm, che è la velocità a cui balliamo normalmente oggi. In questo modo il Chicago Footwork è diventato una categoria a se stante e ben definita in mezzo a tutte le danze tradizionali di Chicago.
Q: Raccontaci una delle esperienze più toccanti che hai avuto nella tua carriera da ballerino.
A: Ne ho avuta una molto di recente. Sei settimane fa sono stato ad un camp a Belo Horizonte, in Brasile, dove ho detto ai miei allievi che avevo invitato tre ragazze della mia crew, i Creation Global. La prima era la presidentessa della mia crew in Giappone; la seconda una ragazza uruguayana, la prima donna a ballare il Chicago Footwork in tutto il Sudamerica; infine, la terza era un nuovo membro della crew, proveniente dal Midwest come me, ma che ora vive in India. Tutte e tre avevano preso un aereo da un posto diverso per venire in Brasile ed avere un’esperienza lì, con me. Hanno cominciato facendo alcune lezioni, e mano a mano gli organizzatori del camp chiedevano loro sempre più classi extra perché hanno davvero apprezzato la loro energia. Abbiamo anche fatto un’audizione per nuovi membri della crew, la prima in Brasile, e proprio durante quell’audizione mi sono rotto il piede; nonostante questo, è stato pazzesco, perché quelle ragazze sono diventate i miei angeli. Hanno fatto di tutto per prendersi cura di me, mostrandomi che tengono molto a me.
Dopo aver finito l’audizione, abbiamo comunicato che tre incredibili ballerini erano stati scelti, due dei quali erano proprio gli organizzatori di quel camp. Ma ciò che più mi ha commosso è che lo stesso giorno abbiamo fatto uno spettacolo finale in cui avrei dovuto ballare molto; essendomi rotto il piede decidemmo non solo di reclutare questi tre ballerini, ma di chiedere anche il loro aiuto. Beh, nel giro di 3 o 4 ore sono riusciti ad imparare tutto quanto lo show e si sono esibiti come nuovi membri della nostra crew. Per questi ragazzi è stato molto emozionante, perché in Brasile tutto ciò che hanno e di cui si interessano è la passione, non tanto i soldi o cose del genere. È stato qualcosa che ha cambiato la nostra vita, perché noi vogliamo fare proprio questo, cambiare le vite delle persone. Per me loro sono stati degli eroi: hanno portato a termine lo show e l’hanno fatto in modo molto potente per me, per tutta la crew e per la nostra cultura. Alla fine ho saltellato su un piede solo per salire sul palco e fare con le mani il simbolo della mia crew, ed in quel momento tutto il pubblico ha iniziato a gridare “Brasile! Brasile!” e a saltare. Quelle tre settimane passate in Brasile sono state l’inizio di qualcosa di davvero molto bello, che mi ha fatto capire che quelle sono le persone con cui ho bisogno di stare a contatto, persone che mi fanno sentire bene col mio lavoro. Non dimenticherò mai quelle tre settimane, ci sarebbero ancora molte cose da raccontare, ma mi basta dire che è stato un viaggio fantastico. Mamma mia, sì, è stato davvero pazzesco! Sì, credo proprio che sia stato uno dei momenti più toccanti per me. Nella mia crew ci sono 61 persone, ma non sono mai stato così emozionato nell’accogliere qualcuno di nuovo, proprio perché so cosa significa per loro e che sono persone disposte a tutto pur di aiutare gli altri. È stata davvero una bellissima esperienza per me.
Q: Cos’è Creation Global?
A: Wow, questa è una bella domanda. Allora, i Creation sono la mia crew e la mia famiglia da 17 anni, poiché la fondai a 15 anni con alcuni dei miei amici. Ho sempre visto questo progetto come un viaggio ed una benedizione divina, e grazie a questo la crew è cresciuta sempre più; con lei, le mie responsabilità, le mie scelte ed il mio percorso sono diventati più grandi. Sempre più persone sono entrate nella mia vita cercando o offrendomi aiuto, facendomi capire che non stavo semplicemente creando un gruppo di ballerini, ma un vero strumento per raggiungere più persone e connetterle alla mia vita.
Photo by: Zerototree
È un cammino, un percorso di vita, anche perché siamo una crew fondata sulla famiglia, in cui si insegnano e si scambiano molte cose sulla vita. La crew è nata a Chicago e poi è cresciuta per diventare qualcosa di più, estendendosi in tutto il mondo ed arricchendosi di molte culture diverse da condividere. Onestamente, avere questo gruppo per me è una testimonianza, una creazione di Dio... È il mio, come dire, strumento per condividere ciò che sono e per far sì che le persone imparino ad aiutarsi a vicenda e crescere..È una famiglia in cui trovare rifugio. In ogni caso, la crew si fonda sul Chicago Footwork, quindi chi vuole entrare a farne parte deve imparare lo stile, ovviamente mantenendo le proprie radici di locking, popping, house, hip hop o qualsiasi cosa faccia parte del proprio credo: il tipo di istruzione, l’amore, la passione...
Tutto ciò che chiedo è di muoversi nella giusta direzione per motivare i più giovani, visto che abbiamo componenti di età compresa da 9 a 37 anni. Per questo ci piace mantenere una linea positiva, per rappresentare al meglio
Q: Uno degli artisti che ti hanno ispirato di più?
A: Mmmh vediamo... Onestamente ci sono molte persone da cui ho preso piccoli pezzi, qualità, lezioni che ho imparato. Sono un grande studente e devo necessariamente esserlo per passare ciò che so a chi verrà dopo di me, ma la verità è che sono stato fortunato nell’incontrare persone meravigliose. All’inizio del mio percorso ho conosciuto Brian Green, Budda Stretch, Caleaf, Sekou e molti altri, dall’East Coast alla West Coast. Ho osservato molto B-boy One dei Rock Steady Crew perché ha uno standard di qualità molto alto e questo mi piace. Sapete, non è sempre una questione di “esplosione”, di quantità, ma anche di qualità. Ma ci sono molte altre persone che ho osservato, anche artisti di altri generi, come Jay Z. In effetti ho sempre cercato di essere come Jay Z, di essere lo Jay Z del Chicago Footwork, facendo sempre mosse intelligenti per migliorare la cultura, me e la mia crew non solo nella danza, ma nell’arte in generale. Sono stato ispirato da molte, molte persone ed ancora oggi vengo ispirato dai miei studenti. Ecco, dirò questo: in termini di crew, sono stato ispirato dai Rock Steady Crew. Il fatto che stiano celebrando il 40° anniversario mi fa pensare che 17 anni non sono niente e che dobbiamo andare avanti. Perciò la mia ispirazione viene da molti posti diversi.
Q: un ultimo consiglio per qualunque ballerino?
A: Il mio consiglio è sempre uno, poiché vale lo stesso per me: non vedrete mai un risultato chiaro, al massimo del potenziale, se non ci mettete sempre il 100%. Ci sono tante persone che dicono di dare il 100%, ma in realtà lo stanno dando solo in quel momento. Fate di ogni momento il vostro 100% e dateci dentro, allora vedrete i risultati, che possono essere buoni o meno, ma sono comunque risultati. Questo è il punto: la vita è un continuo cadere e rialzarsi, diventando sempre più forte ogni volta che si fa un’esperienza nuova. Io sono qui perché ci do dentro e quando faccio qualcosa ci metto tutto me stesso, altrimenti non perdo tempo. O zero o 100%, basta. Non permettete a nulla di ostacolarvi, non concentratevi sul piano B, mettete tutto ciò che siete nel vostro piano A prima di tutto. Provateci e state a guardare dove vi porta! Smettetela di pensare: “Ok, se va male ho un piano di riserva”, perché spenderete troppe energie da sottrarre al vostro 100% e perché non avrete pazienza di aspettare.
Q: Ok, per finire l’ultima domanda è: cosa ti aspetti dagli anni a venire? Qual è il tuo prossimo progetto?
A: Creation Italia (ride)! Reclutare ballerini italiani nella mia crew è un’idea su cui sto lavorando. Creation global è un progetto nato con l’idea di diventare una crew mondiale, questo è quello su cui mi sto concentrando al momento. Non è facile però, perché non scelgo le persone per le loro abilità e competenze. Io posso darti le competenze necessarie, quindi non me ne interesso. Piuttosto mi concentro sulla persona, su ciò che sei, perché non voglio che la persona sbagliata corrompa la mia crew. Questo significa che dobbiamo spendere del tempo insieme, conoscerci, andare a mangiare fuori insieme, giocare a “Uno”, andare al cinema o semplicemente rilassarci insieme. Voglio fare cose più personali per vedere se siamo sulla stessa lunghezza d’onda e se possiamo aiutarci a vicenda sul lungo termine
Q: Perfetto, abbiamo finito.
A: ah, (parla italiano) grazie, grazie!
Autore e credits:
Studio 21 Torino
IG: @studio21torino
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